Iperbolografo di Cartesio
Nel libro II° della
"Geometria", Cartesio propone un metodo generale per trasformare una
curva assegnata in un'altra di "genere" più elevato. (Si noti che il
termine "genere" usato da Cartesio per classificare le curve, non ha
lo stesso significato che ad esso viene attribuito attualmente in geometria:
Cartesio raggruppa nel "genere" n-esimo le curve la cui equazione ha
grado 2n oppure 2n-1). Il metodo è il seguente: Sia data, nel piano π, una
curva C e un punto S ad essa rigidamente fissato. Sia inoltre G un punto fisso
di π. La curva C sia assoggettata ad una traslazione su π
: per ogni sua posizione, se ne determinino le intersezioni con la
corrispondente posizione della retta SG. Il luogo geometrico di tali
intersezioni è una nuova curva, trasformata di C.
Nel modello esposto
il cursore KH scorre nella scanalatura rettilinea r trascinando con sé (nel
piano π) la retta KL e il perno S (KS = costante). In S è agganciata una
retta SG costretta a passare per il perno G, fissato su π esternamente
alla scanalatura r. Quando S si muove, SG ruota attorno a G mentre la retta KL
trasla, formando con r un angolo di ampiezza costante. L’intersezione P tra SG
e KL traccia una iperbole.
Se la curva C pilotata dal cursore KH
non fosse una retta, ma ad esempio una parabola (dimensione 2), si otterrebbe
dall'intersezione tra quest'ultima e la retta GS una cubica (tridente di
Cartesio).