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Si tratta di un velo trasparente, montato su telaio, posto “fra l’occhio e la cosa veduta”. Fornisce (insieme al vetro e allo sportello) una rappresentazione materiale del concetto geometrico di “intersegatione della piramide visiva”. Infatti i raggi visuali provenienti dall’oggetto (la cosa veduta) e convergenti all’occhio attraversano il velo: l’insieme dei punti di intersezione (che il pittore può ricopiare sul velo osservandolo da un oculare) è l’immagine prospettica di quell’oggetto.

I veli possono essere di tipo diverso. Alcuni (cfr. per esempio Alberti) sono divisi da fili più grossi, orizzontali e verticali, in maglie quadrate. Ciò facilita il trasporto della immagine, tracciata sul velo dal pittore, alla superficie da dipingere, suddivisa anch’essa nello stesso modo. Altri invece, (come per esempio in Dürer e Troili), sono di tessuto liscio ed omogeneo: in questo caso il trasporto dell’immagine è più complesso, richiede tecniche particolari.

Osserviamo anche che né l’Alberti né il Troili ritengono indispensabile l’impiego di un oculare per fissare la posizione dell’occhio, che può essere controllata ad esempio mediante palline di cera poste in corrispondenza di due o più punti significativi dell’oggetto

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