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Coincide con quello descritto dall’Accolti ne “L’inganno degli occhi” (1625).

Lo sportello è incernierato al lato sinistro di un telaio rettangolare.

Se lo sportello è aperto, il telaio incornicia un rettangolo vuoto (quadro virtuale) ogni punto del quale può essere raggiunto da una sferetta scorrevole con attrito lungo un filo pilotato da un cursore. Quindi, mentre si osserva attraverso l’oculare un oggetto posto oltre il quadro, è possibile sovrapporre la sferetta ad un punto qualunque dell’immagine virtuale (sezione tra il cono visuale e il rettangolo vuoto).

Chiuso lo sportello, la posizione della sferetta viene poi segnata sul foglio che vi è applicato (quadro reale). Così l’immagine virtuale è tradotta, punto per punto, in una immagine reale.

Questo meccanismo può essere azionato da un’unica persona (al contrario di quanto avviene nel caso dello sportello del Dürer, che ne richiede due); tuttavia è necessario che la distanza tra oculare e quadro sia inferiore a quella del braccio di chi opera.

 

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