Ellissografo di Cartesio

Leibniz – fortemente interessato all’opera di Cartesio – aveva fatto trascrivere e ricopiato in parte di propria mano durante un suo viaggio a Parigi, tra il 1675 e il 1676, alcuni scritti inediti del filosofo francese. Le copie di Leibniz, depositate dopo la sua morte alla biblioteca reale di Hannover, rimasero lungamente ignorate fino alla metà del XIX secolo, quando il conte Foucher de Careil le pubblicò (insieme ad altri documenti) in due volumi (Oeuvres inèdites de Descartes, ed. Auguste Durand, Paris, 1859). La edizione critica Adam - Tannery uscì 50 anni più tardi, nel 1909. Foucher de Careil diede il titolo Cogitationes Privatae ad una serie di appunti che Cartesio scrisse in lingua latina nel 1619. Fra questi, si trova la descrizione (molto concisa) di un compasso per tracciare ellissi

Sia ACDE il compasso, il cui piede A resti immobile: DE ruota restando parallelo a CA e può salire o scendere liberamente attraverso il punto D. In E è fissato il tracciatore che scorre su un piano inclinato: la retta DE è la generatrice del cilindro, il piano per A ed S è il piano secante. La sezione è una ellisse (proprietà già nota ad Archimede, e alla quale Sereno Antinoense dedicò un intero trattato).

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